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Daniele Buzzonetti ha scritto un ottimo libro sulla storia di Giotto Bizzarrini (Bizzarrini – L’ultimo costruttore romantico a cura di Daniele Buzzonetti, prefazione di Giampaolo Dallara e Mauro Forghieri, Artioli Editore 1899).

Testo gradevole e foto emozionanti.

Giotto ha partecipato da protagonista anche alla nascita, nel 1989, della Picchio.

Nel libro, infatti, a pag. 49 in una risposta all’intervistatore che chiede

“Lei ha fatto poi una macchina chiamata Picchio…” risponde “Sì, ma solo il prototipo. Chi la commissionò? Un industriale di Ascoli Piceno, era una sport, una berlinetta. Gli detti il prototipo.”

A pag. 209 sotto il titolo “La scuola di Giotto è servita” è possibile leggere “A fine Anni ’90, Bizzarrini ha tenuto a battesimo la neonata Casa automobilistica Picchio, che in seguito è diventata un riferimento importante nel settore delle auto da corsa. dei prototipi di vetture stradali e della ricerca in generale. Per la Casa di Ancarano (Teramo), Bizzarrini ha progettato prototipo di una coupé da corsa, con telaio in fibra di carbonio e acciaio, carrozzeria in fibra di vetro e motore 2.0 Lancia 16V da 192 Cv, che lui stesso ha collaudato sul circuito di Magione, nel 1991. Le foto con l’auto (peso, 725 kg) si riferiscono a quella giornata, storica per la Picchio, mentre nella foto a destra, Giotto è assieme all’ingegnere Francesco Di Pietrantonio, fondatore del marchio e attuale amministratore delegato. Con quel supporto, Bizzarrini, ritenuto tutt’ora il “padre putativo” della Picchio, ha favorito la costruzione del primo dei prototipi da corsa, vincenti in Italia e all’estero.”

Vivere e lavorare fianco a fianco con Giotto è stata per me un’esperienza indimenticabile.

 

Francesco Di Pietrantonio

 

 

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